Le aperture servivano per la ventilazione degli ambienti ma anche per far entrare calore e luce. Gli svasi delle finestre erano perfettamente scolpiti dai raggi del sole cosicché normalmente non seguivano regole di perfezione geometrica o di forzata simmetria ma piuttosto si aprivano, si deformavano e si protendevano come a catturare anche l’ultimo fascio di luce incidente. E a supporto della forma v’era anche la cornice intonacata di bianco, talvolta semplice e squadrata e talvolta sagomata in armoniose decorazioni, la quale serviva a riflettere quanta luce arrivava in quel punto ed a moltiplicarne l’effetto luminoso all’interno.
Nelle porte e nei portoni si rivelava la maestria degli antichi ebanisti professionisti od improvvisati di quelle terre.
L’anta stessa e spesso l’architrave che sorregge la porzione di muro al di sopra dell’apertura, venivano intagliati o scolpiti con figure semplici e riconducibili a rappresentazioni tipiche alpine, disegni geometrici circolari di ruote e rosoni a 6 e 8 punte. Sull’architrave spesso si trovavano delle cifre indicanti le iniziali dei proprietari della casa e dell’epoca di costruzione.
A permettere la presenza di aperture, in alternativa ad architravi di legno, si trovavano portali in blocchi monolitici di pietra, probabilmente di fattura più antica sui quali talvolta erano presenti delle parti scolpite di figure antropomorfe o di visi umani.
Affascinanti sono quelli che adornano i portali delle chiese degli Escartons del Queyras e di Casteldelfino.
Meravigliosi esempi di pietre scolpite trovano luogo altresì nell’Escarton di Oulx soprattutto nei capitelli delle bifore delle case signorili e sulle colonne delle maestose fontane.